I Dieci Comandamenti nell’Ebraismo: origine, significato e Testo Sacro

I Dieci Comandamenti (Aseret HaDibrot, עשרת הדברות, “Le Dieci Parole”) sono uno dei fondamenti della fede ebraica. Non sono semplicemente leggi, ma dichiarazioni divine che definiscono il rapporto tra Dio e il popolo d’Israele e tra gli uomini. Sono contenuti nella Torah, nei libri dell’Esodo (20:2-17) e del Deuteronomio (5:6-21).

i dieci comandamenti ebraici
comunitadibologna.it – I dieci comandamenti ebraici

Secondo la tradizione ebraica, i Dieci Comandamenti furono dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai, circa 50 giorni dopo l’uscita degli Israeliti dall’Egitto. Questo evento, noto come Matan Torah (“Dono della Torah”), avvenne di fronte all’intero popolo d’Israele, che assistette a manifestazioni divine: fulmini, tuoni, una nube densa e il suono dello shofar (corno di montone).

L’evento è descritto nel Libro dell’Esodo, capitolo 19-20. Secondo la narrazione biblica, Mosè salì sul monte e ricevette due tavole di pietra incise dal “dito di Dio”. Dopo averle distrutte a causa dell’idolatria del Vitello d’Oro, Mosè tornò sul Sinai e ricevette nuove tavole con le stesse parole.

La festività di Shavuot commemora questa rivelazione ed è considerata il giorno in cui Dio strinse il Patto con Israele.

I Dieci Comandamenti nell’Ebraismo

L’ebraismo considera i Dieci Comandamenti parte di un sistema più ampio di 613 mitzvot (precetti), ma riconosce il loro ruolo centrale nella relazione tra Dio e il popolo. A differenza del cristianesimo, dove vengono numerati diversamente, nella tradizione ebraica sono strutturati come segue:

1. “Io sono il Signore tuo Dio” (אָנֹכִי יְהוָה אֱלֹהֶיךָ, Anokhi Hashem Elohekha) – Esodo 20:2

Dio si presenta al popolo d’Israele come Colui che li ha liberati dall’Egitto. Questo comandamento non è un’ingiunzione, ma un’affermazione della sovranità divina e della relazione speciale con Israele.

2. “Non avrai altri dèi davanti a Me” (לֹא יִהְיֶה לְךָ אֱלֹהִים אֲחֵרִים, Lo yihye lekha elohim acherim) – Esodo 20:3-6

Vieta l’idolatria e il culto di divinità diverse da Dio. Nell’ebraismo, il monoteismo è assoluto e non si possono venerare immagini o simboli religiosi.

3. “Non pronunciare il Nome di Dio invano” (לֹא תִשָּׂא אֶת־שֵׁם־יְהוָה, Lo tissa et shem Hashem) – Esodo 20:7

Vieta l’uso improprio del Nome Divino (YHWH). Include il divieto di giurare falsamente nel Suo Nome o di usarlo con leggerezza. Per questo motivo, gli ebrei usano espressioni sostitutive come “HaShem” (“Il Nome”).

4. “Ricorda il giorno di Shabbat per santificarlo” (זָכוֹר אֶת־יוֹם הַשַּׁבָּת, Zakhor et yom haShabbat) – Esodo 20:8-11

Ordina di osservare lo Shabbat, il giorno di riposo, come segno del patto con Dio. Durante lo Shabbat, gli ebrei si astengono da ogni attività creativa e si dedicano alla preghiera, alla famiglia e allo studio della Torah.

5. “Onora tuo padre e tua madre” (כַּבֵּד אֶת־אָבִיךָ וְאֶת־אִמֶּךָ, Kaved et avikha ve’et imekha) – Esodo 20:12

Comandamento fondamentale che stabilisce il rispetto per i genitori, considerati rappresentanti dell’autorità divina. Il rispetto e la cura dei genitori sono essenziali nella vita ebraica.

6. “Non uccidere” (לֹא תִרְצָח, Lo tirtsach) – Esodo 20:13

Proibisce l’omicidio volontario. Nell’ebraismo, la vita umana è sacra e solo Dio ha il diritto di toglierla.

7. “Non commettere adulterio” (לֹא תִנְאָף, Lo tinaf) – Esodo 20:13

Vieta il tradimento coniugale, proteggendo la sacralità del matrimonio.

8. “Non rubare” (לֹא תִגְנֹב, Lo tignov) – Esodo 20:13

Secondo la tradizione rabbinica, in questo contesto si riferisce principalmente al sequestro di persona (rapimento), mentre il furto materiale è vietato in altri precetti della Torah.

9. “Non testimoniare il falso contro il tuo prossimo” (לֹא־תַעֲנֶה בְרֵעֲךָ, Lo taane vereakha) – Esodo 20:13

Vieta la falsa testimonianza nei tribunali e, più in generale, ogni forma di menzogna che danneggi il prossimo.

10. “Non desiderare la casa del tuo prossimo” (לֹא תַחְמֹד, Lo tachmod) – Esodo 20:14

Vieta l’invidia e il desiderio illecito per ciò che appartiene agli altri. Nell’ebraismo, il pensiero ha un ruolo importante: il desiderio smodato porta a comportamenti ingiusti.

Significato Spirituale e Interpretazione Rabbinica

I Dieci Comandamenti sono considerati principi generali da cui derivano molte delle 613 mitzvot della Torah. Essi si dividono in:

  • I primi cinque riguardano il rapporto tra l’uomo e Dio.
  • Gli ultimi cinque regolano il rapporto tra gli esseri umani.

Secondo la tradizione rabbinica, l’intero popolo ebraico era presente spiritualmente al Sinai, inclusi le generazioni future. Questo significa che ogni ebreo, indipendentemente dal tempo e dallo spazio, è partecipe di questo patto.

Alcuni insegnamenti mistici, come quelli della Kabbalah, vedono nei Dieci Comandamenti una rappresentazione dei Dieci Sefirot (gli attributi divini), enfatizzando il loro significato esoterico.

I Dieci Comandamenti e la Liturgia

Nell’antichità, i Dieci Comandamenti erano parte della preghiera quotidiana nel Tempio di Gerusalemme. Oggi vengono letti pubblicamente nella parashà di Yitro (Esodo 20) e di Va’etchanan (Deuteronomio 5), in particolare durante la festività di Shavuot, che commemora il dono della Torah.

I Dieci Comandamenti non sono semplici leggi, ma il fondamento morale e spirituale dell’ebraismo. Essi rappresentano il patto tra Dio e il popolo d’Israele, un legame che continua a essere rinnovato attraverso lo studio e l’osservanza della Torah. Sono un invito alla rettitudine, alla santità e alla consapevolezza del rapporto tra il divino e l’umano.

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